E' legale vendere licenze software usate di Windows, Office, Adobe ecc. ?
Martedì 15 Febbraio 2022
autore: Studio Legale MASSA
Uno dei settori di punta
dell’e-commerce
è sicuramente quello della
compravendita di
software
“nuovo”, ma
nell’ultimo decennio sempre
più imprenditori (e di
conseguenza anche consumatori) hanno
iniziato a mostrare interesse anche per
il mercato del software e più in
generale degli applicativi
“usati”. Complice anche
l’ormai straripante offerta di
videogiochi e
sistemi operativi
scaricabili dal Web e svincolati dal
classico supporto fisico (cd, dvd,
ecc.), ma soprattutto il prezzo di
vendita di ciò che è di
seconda mano, certamente più
basso del software di nuova produzione e
messa in commercio.
Tra le
richieste di consulenza
che il nostro studio
legale riceve ogni
giorno, il quesito che forse rappresenta
di più il timore di chi si
affaccia in questo mercato, è
quello che ci è stato rivolto
recentemente dal titolare di
un’azienda operante nel
commercio di software.
Anche in questo caso, il contenuto del
post è stato volutamente
modificato per tutelare la riservatezza
dell’interessato, e la risposta
che viene fornita è volutamente
generalista a fronte di un quesito di
egual
tenore.
“Buonasera
Avvocato
Massa, sono
[…omissis…],
amministratore di
[…omissis…]. Vendiamo da
oltre 20 anni sistemi operativi
Microsoft, ma spaziamo
anche su altri prodotti, per esempio
alcuni software della suite
Adobe e programmi
più diffusi come
Norton e
Nero. Su
internet ci sono diversi rivenditori
come noi e tutti richiamano sui loro
siti le sentenze tedesche o della Corte
di Giustizia per giustificare la vendita
dei software usati e dei vari codici di
attivazione. Quel che vorrei capire
è se pure in Italia si possono
vendere tutti i tipi di software usati,
qualsiasi sia la licenza commerciale.
Vorremmo tutelarci al meglio, dal
momento che riforniamo anche alcune
scuole e uffici
pubblici. Inoltre non ci
è chiaro se alcuni programmini in
circolazione che permettono di
verificare i seriali di Windows e di
Office sono davvero attendibili. La
ringrazio per
l’attenzione. Damiano
[…omissis…]”
Gentile Damiano, partiamo
dal presupposto che le sentenze tedesche
valgono quanto a effetti e incidenza
esclusivamente in Germania e non in
Italia. Salvo quanto le stesse
ricalchino dei requisiti sanciti dalla
Corte di Giustizia UE
(su tutte, la nota sentenza C-128/11 -
UsedSoft GmbH / Oracle
International Corp.) per la
sussistenza del c.d. “principio di
esaurimento del diritto di distribuzione
di una copia di un programma per
elaboratore”. Principio giuridico
che riconosce la possibile vendita di
software “usato”
nell’UE, o più
precisamente, tra i Paesi che fanno
parte dello Spazio Economico Europeo
(SEE), che ricordo essere composto -alla
data odierna- dai 27 Stati UE + Islanda,
Norvegia e Liechtenstein.
Alla
luce di tale principio, è
possibile rivendere una copia di un
software
“usato”
solo in presenza di specifiche
condizioni, senza tralasciare quanto
previsto dalla sua licenza
d’uso a monte e
purché vi sia stata
l’immissione diretta (la prima) di
tale copia da parte del titolare dei
relativi diritti d’autore, o
comunque che ciò sia avvenuto con
il consenso di
quest’ultimo.
Tale
premessa, da me volutamente
semplicizzata in questa sede, apre una
prateria di combinazioni e
“situazioni tipo” che vanno
esaminate caso per caso e non possono
assolutamente ricomprendere una
formulazione
generalista.
Prendiamo ad esempio
il sistema operativo Microsoft
Windows e una classica licenza
usata di tipo RETAIL.
Quest’ultimo genere di licenza
è di regola finalizzato alla
rivendita generalizzata, il che in
partenza non porrebbe problemi anche in
presenza di software usato. Tuttavia,
per quanto dichiarati come
RETAIL, dei
Product Keys (i
classici codici associati alla licenza)
possono in realtà nascondere
delle licenze MSDN o
BIZSPARK che essendo
destinate al circuito di sviluppatori o
specifici contesti IT, non possono
essere rivendute -neanche usate- al
pubblico generalizzato.
Fermo
restando che le combinazioni in cui un
rivenditore di software può
imbattersi sono molteplici e riguardare
ad esempio anche le licenze
VL,
OEM,
EDUCATIONAL e
così via. Nell’ambito poi
delle prime, va anche presa in
considerazione l’ulteriore
distinzione tra MAK,
KMS, ecc. Insomma,
considerati il ramo informatico e quello
licenziatario estremamente articolati e
viste soprattutto le implicazioni
giuridiche, sarebbe del tutto
irresponsabile (se non autolesionistico
a livello commerciale) non affrontare
una disamina giuridica dei prodotti e
delle specifiche licenze, prima della
loro rivendita al pubblico. Per quanto
problemi analoghi debbano porsi -sebbene
in modo meno articolato e condizionato-
anche per il software
“nuovo”,
non essendo, tutto quel che si vende nei
più noti e-marketplaces come
“nuovo e mai usato”, anche
automaticamente e scontatamente lecito
nella vendita o
rivendita.
Certamente
qualcuno si domanderà: ma non
è sufficiente la documentazione e
le garanzie contrattuali del
distributore a monte, per dormire sonni
sereni?
La risposta
purtroppo non è sempre
affermativa e scontata. Escludendo
infatti le ipotesi in cui a monte ci sia
una partnership o si vanti una
autorizzazione diretta o una
certificazione del produttore del
software (ad es.
Microsoft), è
frequente che molti rivenditori si
riforniscano di software usato da
grossisti presenti in Europa, o peggio,
anche al di fuori dell’Europa, non
sempre totalmente affidabili. In queste
ipotesi, può capitare che gli
stessi grossisti non potendo garantire
la genuinità e libera
rivendibilità del software usato,
offrano la sostituzione gratuita dei
codici “problematici” o
prevedano condizioni contrattuali
estremamente vessatorie per i loro
acquirenti.
Venendo
all’ultimo interrogativo, ossia
quello relativo all’utilizzo e
attendibilità di software di
verifica di Product ID
Key (o PID
Key). Il più noto di
tutti è quasi certamente
PID Key
Checker.
Per chi non ne
fosse a conoscenza, si tratta di un
software “non ufficiale” in
quanto non rilasciato da Microsoft o
altro noto produttore di software, ma
che è forse il più diffuso
nel mercato della comprandita di codici
e licenze usate.
Premesso che
spesso si tende anche a far confusione
tra seriale,
Product Key e
Product ID. Quel che
interessa in questa sede è il
Product Key (o Product ID Key), ossia il
lungo codice alfanumerico associato ad
una licenza, composto da gruppi di
caratteri divisi dal classico trattino
“-”. Si pensi a titolo
esemplificativo a Windows
10 e al relativo Product Key
nel formato di 25 caratteri totali
divisi in gruppi di
5:
12345-XXXXX-XXXXX-XXXX
X-XXXXX
Per quanto PID
Key Checker sia sicuramente un
applicativo “utile” per chi
desidera controllare la tipologia e le
informazioni associate alle chiavi
acquistate, la verifica ad essi
associata si baserebbe su un algoritmo
di calcolo e decodifica eseguito
off-line e non attingerebbe da database
“ufficiali”. Ne consegue che
la sua affidabilità rimarrebbe
tutta da dimostrare… o quanto
meno da provare in un eventuale
contenzioso giudiziario con produttori o
acquirenti di software usati, qualora
questi ultimi dovessero contestare al
rivenditore di turno la
regolarità di una o più
licenze o la mancata attivazione di
specifici seriali.
Inoltre,
avendolo appurato il sottoscritto
personalmente, in relazione a numerose
pratiche di altri clienti, resta
irrisolto anche il nodo del dettaglio di
informazioni fornite
dall’applicativo in questione, in
quanto anche per specifici PID Keys i
dati restituiti dal programma non
chiariscono oltre un certo dettaglio il
tipo di licenza. Ad esempio, alcuni
codici riconosciuti come
RETAIL -come accennato
sopra- in realtà sarebbero
sì rivendibili, ma non al
pubblico generalizzato dei consumatori,
come emerso da successive
controverifiche. Certo, esistono
anche altri applicativi diversi da PID
Key Checker per la verifica delle varie
chiavi di licenza, ma per quanto di
minor importanza e diffusione, ad oggi
sarebbero anche essi non ufficiali o non
aggiornati.
Un’ultima
menzione meritano i criteri di verifica
“manuale”. Vi sono infatti
contesti frequentati da imprenditori e
distributori di licenze
nuove e usate, in cui si ipotizza una
associazione specifica di porzioni di
caratteri facenti parte una data
categoria di PID Keys, a una tipologia
di licenza e versione di software, che
si tratti di Windows,
Office, Visual
Studio o altro. Ad esempio,
secondo i sostenitori di tale sistema,
il secondo o terzo gruppo di 5 caratteri
estratti dai 25 di partenza, in presenza
di specifici numeri o lettere,
identificherebbe una precisa tipologia
di licenza.
Si tratta tuttavia di
ricostruzioni comunque non
sufficientemente suffragate dai dati e
dalle tabelle pubblicati in rete, e che
come tali risultano estremamente
aleatori e non permettono in
realtà alcuna catalogazione
affidabile o
generalizzata.
Avv.
Rocco Gianluca
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