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Registrare un marchio è davvero utile?
Esiste una tariffa migliore di altre?

Giovedì 06 Febbraio 2025
autore: Studio Legale Massa
Registrare un marchio è davvero utile?<br>Esiste una tariffa migliore di altre?

Quando Internet non era ancora quella attuale e allo stesso tempo l'e-commerce non aveva la dimensione odierna, il concetto di marchio era di certo meno valutato e considerato da buona parte delle imprese. Complice anche la procedura di deposito di una domanda di marchio, che nei decenni scorsi oltre ad accompagnarsi ad una certa burocratizzazione e tecnicismo, aveva anche costi di certo superiori rispetto a quelli attuali.

Contrariamente al passato, oggi la Rete permette infatti a chiunque di registrare agevolmente un marchio, al punto da spingere persino malintenzionati a depositi puramente pretestuosi o anticoncorrenziali, tutto ciò grazie all'offerta di servizi di deposito e registrazione estremamente variegati, ma anche alla presenza di campagne di marketing particolarmente aggressive da parte degli operatori coinvolti (avvocati e società di consulenza) e, non da meno, grazie all'introduzione da parte degli enti preposti (UIBM, EUIPO e WIPO) di procedure di deposito più snelle.

In questo mare magnum di pubblicità e di offerte alle volte anche risibili, in molti si interrogano comunque sull'opportunità di registrare un marchio. Questo perché, al di là della convenienza economica o meno dell'operazione, il deposito di un marchio e la successiva registrazione possono risultare di fatto anche inutili per un soggetto, e in alcuni rari casi anche portargli grane legali.

Proprio con riferimento all'opportunità di una siffatta operazione, pubblichiamo di seguito una richiesta di consulenza legale pervenuta al nostro Studio. Il contenuto del messaggio è stato volutamente modificato per tutelare la riservatezza dell'interessato, e la risposta che viene fornita è, come sempre, volutamente generalista a fronte di un quesito di egual tenore.

“Salve Avv. Massa,
sono Mauro […] titolare di una ditta che fa drop-shipping da oltre 20 anni. Ci stiamo espandendo anche in Europa e un nostro concorrente ci ha diffidati dall'usare un marchio simile a quello loro. In verità il loro marchio e' […] mentre il nostro e' […] scritto con caratteri spaziati e un logo inventato, inoltre gli indirizzi dei siti sono diversi.
L'avvocato che ci seguiva prima era contrario a farci registrare il marchio in Italia e voleva anche di piu' come onorario, mentre l'ultimo professionista che ci ha seguiti non ci ha fatto problemi e ci ha fatto risparmiare molto sulla tariffa.
Noi possiamo anche ritirare il marchio, ma non vogliamo cambiare il sito, il tipo di articoli e tutto quello che chiedono loro. Non credevamo che per via del marchio registrato succedesse tutta questa situazione, ma allora a che serve registrarlo? Poi vorremmo capire anche perche' su Internet ci sono tante differenze nelle tariffe, a volte alcune sembrano troppo basse, altre fuori mercato. Grazie.”

Risponde l'Avv. Rocco Gianluca Massa:

Partiamo dalla premessa che i tariffari alle volte non sono facili da confrontare. Per la registrazione di un marchio in Italia un soggetto X può chiedere 200, 300, 1.000 euro o anche oltre, ma vanno verificati molteplici aspetti: ad esempio chi si occuperà materialmente del deposito del marchio (se avvocato o consulente), il numero di classi di prodotti e servizi interessate dalla registrazione, il tipo di marchio da registrare e il contesto di protezione, e relativamente all'importo, se il tariffario comprende una ricerca di anteriorità su scala nazionale o internazionale, tutte le comunicazioni tra titolare e l'Ufficio Italiano Marchi e Brevetti fino all'avvenuta registrazione, ecc. ecc.

Le ricadute sono molteplici, soprattutto nel medio e lungo termine. Il deposito di un marchio per poche centinaia di euro dovrebbe infatti portarci a valutare il tipo di supporto legale di cui godremo nel medio e lungo termine. A livello internazionale esistono ad esempio società che si occupano della registrazione di marchi in tutto il mondo, in maniera apparentemente competitiva rispetto a chi opera nella nazione in cui si vuole registrare un dato marchio. Ma spesso è una convenienza di facciata: difatti chi propone tariffari “low cost” o procedure eccessivamente snelle per registrare un marchio lo fa spesso semplicizzando la qualità del servizio (si pensi alla ricerca di anteriorità fatta in modo grossolano o tramite bot), tacendo al cliente il più delle volte anche i rischi e le conseguenze di una eventuale opposizione da parte di terzi titolari di altri marchi. Opposizione i cui costi, resi noti solo successivamente, spesso rappresentano la nota dolente dell'intera procedura di registrazione.

Tariffari a parte, la convenienza e concreta utilità del deposito di un marchio passano prima di tutto per la strategia commerciale seguita da chi intende registrare il medesimo marchio.
Quel che consiglio ai miei clienti è innanzitutto di registrare un marchio (o almeno depositarne la domanda) prima di intraprendere un attività di vendita online o di pubblicizzare in generale i propri prodotti o servizi in Rete, almeno se il contesto di vendita o il target di acquirenti va oltre l'ambito puramente locale e se alla base vi è l'intenzione di investire con un certo impegno, magari puntando su articoli di propria produzione o servizi esclusivi. Il perché è facile da immaginare: una volta che la “giostra” è in funzione diventa difficile riparare alla leggerezza iniziale.

Se infatti il marchio non presenta profili confusori con quello di altri soggetti, può accadere che la diffusione su Internet senza un'adeguata tutela iniziale possa portare ad un inevitabile agganciamento parassitario, o finanche ad una registrazione preventiva in mala fede da parte di questi ultimi (insieme a quella del nome a dominio). Per quanto si potrebbero verificare nel mezzo anche tante altre situazioni e condotte abusive, sicuramente scomode per un incauto imprenditore.
Altra circostanza abbastanza frequente, toccata indirettamente da Mauro, è quella di registrare erroneamente (per fretta, economicità o leggerezza) un marchio in potenziale conflitto con quello di altri soggetti, e magari in assenza di contestazioni iniziali registrarne anche il dominio associato e rilanciare sempre più negli investimenti, pubblicizzandolo su riviste di settore, in fiere, sul Web o attraverso i media tradizionali, ecc. ecc.

In entrambe le ipotesi, il nodo principale per un imprenditore è sicuramente costituito dal pregiudizio economico conseguente alla conflittualità verificatasi: per un marchio registrato troppo tardi va ponderata la libertà di manovra, la buona fede del concorrente, l'ambito di utilizzo e altri fattori chiave sia per contestarlo che per eventualmente sostituirlo con altro segno distintivo. Nel caso invece in cui un marchio già depositato entri in conflitto con quello già registrato da terzi è fondamentale valutare la fondatezza della pretesa altrui, l'ambito di protezione coperto dall'altro marchio, i titolari, licenzianti e licenziatari coinvolti, unitamente ad altri profili ed elementi complementari al tipo di attività svolta da chi ne rivendica la priorità d'uso, in Rete e nel mondo fisico.

Proprio quest'ultima circostanza, come visto, ricomprenderebbe quella segnalata da Mauro, e naturalmente non può come non deve portare automaticamente un imprenditore e piu' in generale chi riceve una diffida, a buttarsi giù e a dare per scontata la legittimità di quel che viene richiesto. In questi casi è bene sempre entrare nel merito delle pretese di controparte e della fondatezza delle stesse, non solo perché in specifici contesti e a date condizioni alcune o tutte le richieste possono risultate eccessive o anche giuridicamente pretestuose (non dimentichiamo che una diffida può anche essere inviata per scoraggiare gli investimenti di un competitor), ma, qualora risultassero fondate è sempre possibile valutare i margini di un possibile accordo o anche, eventualmente, di circoscrivere o modificare il proprio ambito operativo così da non entrare più in conflitto con l'altro soggetto, e così via.

Concludendo, quindi, alle condizioni su viste, la registrazione di un marchio, se eseguita secondo gli opportuni criteri e le premesse di cui sopra, offre indubbiamente il vantaggio di contraddistinguere i propri prodotti e servizi nel commercio, assicurandone una protezione maggiore rispetto a quelli contrassegnati da un marchio di fatto (ossia non registrato).
In presenza di tariffe fin troppo basse o apparentemente alte quel che consiglio a Mauro, come a qualunque interessato e' di capire nel dettaglio cosa ricomprende il compenso proposto da uno specifico soggetto, ma anche di capire chi si occupera' materialmente dell'incarico (qualora l'offerta arrivi da una società o uno studio legale), facendosi anche spiegare quali sarebbero eventuali altri costi da sostenere, in caso di problemi durante la procedura di registrazione.

Di fronte a risposte generiche, sbrigative o troppo sempliciste (della serie “ma no, vai tranquillo, mai avuto problemi noi ecc.”) consiglio di entrare in contatto telefonico diretto con l'altra parte, al fine di capirne anche l'approccio alla materia e alle esigenze dello stesso cliente.

Avv. Rocco Gianluca Massa
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